Lettera a sposa


Cara A,

una lettera è il mio modestissimo pensiero. Prendo l'occasione per dirti (senza pretesa) come affronto la realtà – quindi anche il matrimonio -, con la presunzione che possa interessarti e, magari, servire anche a te.

Un giorno, alla macchina del caffè, qualcuno ha detto che la scelta di destra era riservata al prodotto “equo-solidale”. Ti sei rivolta a me dicendo che avrei dovuto consumare quello: sono rimasto molto colpito, ma non ho capito perchè.

Ci ho pensato. Forse perchè sai che sono cattolico “impegnato”? Questi dovrebbero avere una particolare sensibilità per queste cose. Io, di sicuro, non ce l'ho. Ho ripensato alla mia storia, a quanto mi convince, mi sono venute alla mente 2 “parabole”. Nessuna delle due è farina del mio sacco, le ho sentite in modi e tempi diversi e cerco di coniugarle.

La prima è quella del neonato che finisce in un'isola deserta. In qualche modo sopravvive e diventa adolescente: si ricorda solo di aver conosciuto la sua isola. A un certo punto desidera qualcosa di più: qualcosa che ha a che fare con il suo fisico, non una noce di cocco più succosa, non un pesce più carnoso o una spiaggia più grande. Non ha mai visto una donna, desidera una “roba” mai vista. Pavese si chiede (Il mestiere di vivere) “Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perchè attendiamo?”. Si può desiderare qualcosa che non esiste? Io, come Pavese, forse come tutti, l'ho sempre desiderato...

L'altra ha per protagonista un bambino che va al luna park con i genitori. “Guarda mamma, guarda papà, andiamo là, no, qui, hai visto?...”. Tutto lo entusiasma, ma, nella calca, perde papà e mamma. La realtà attorno a lui non cambia di una virgola, tutto è come prima, ma lui non vede più le meraviglie. E' disperato!

Uso l'esempio più drammatico che posso. Ho conosciuto famiglie che hanno perso un figlio. E', di sicuro, una prova atroce. Ma che differenza di affronto tra chi riconosce di avere un Padre e chi no... Per i primi il figlio è arrivato dove lo aspettavano e dove lui desiderava – anche inconsapevolmente - essere. Per gli altri un'ingiustizia cosmica che li fa essere arrabbiati per sempre con tutto e tutti.

Sin da ragazzo, in una famiglia atea e mangiapreti, ero quello con uno spiccato senso religioso. Leggevo gli Atti degli Apostoli e mi chiedevo perchè quelle cose, nel nostro secolo, non capitavano più. Poi, ai tempi dell'Università, ho conosciuto uno del mio paese più giovane di me. La persona più intelligente che mi fosse capitata. Fa la maturità e va alla Bocconi. I sabati torna da Milano e dice: “...quelle cose che vogliamo vedere, quelle degli Atti degli Apostoli, succedono anche oggi. Vieni con me...”. Un po' arrabbiato perché aveva trovato persone più interessanti, ma troppo curioso per arroccarmi, ci vado e conosco gente di un movimento del quale l'amico faceva già parte, ispirati da un prete impensabile: brutto da far pietà, con una voce cavernosa, il Gius. Cedo quasi subito, voglio vedere come vivono, voglio partecipare anche io di una vita diversa, più umana, almeno ai miei occhi. Non li ho più mollati.  

Se sapessi che Bertone (per restare nella vicenda odierna) avesse rubato il pane ai migranti e fatto orge con transessuali brasiliani, la cosa mi addolorerebbe, ma non mi staccherebbe di un millimetro dalla consapevolezza che esiste una vita più piena, più gustosa, più umana, più avventurosa anche della salita  del Mottarone con la bici (cosa che ho fatto sabato scorso...durissima).

Quelle che chiamo “le mie fidanzate” -  tutte appartenenti alla Fraternità di CL e a quella di San Giuseppe: una roba più definitiva della prima -, di fronte a tutto, ma proprio a tutto, dal contrattempo quotidiano alla scoperta del tumore a un bambino di 4 anni (nipote di una di queste), mi insegnano che l'oggetto del desiderio esiste, non guarda annoiato dagli iperurani. Mi insegnano che la realtà ha gusto solo se non si perde di vista l'Oggetto del nostro affetto, al contrario siamo disperati come bambini senza genitori.

Il cuore di tutti è fatto per l'Infinito, e nessuno rinuncerebbe mai alla speranza di conseguire questa infinità (semper lu, Cesare, e sempre “Il mestiere di vivere”). Il marito, la moglie, i figli, i compagni di tante battaglie, anche la nostra forza e l'intelligenza, la tenacia... ce li ha dati il Buon Dio, sono compagni di strada ma non placano mai il nostro cuore ricercatore.

Comunque, oggi, mi sono ricordato una cosa. Quel giorno, enne anni fa, che ho portato a spasso Monsignor Bertone (Tarcisio Bertone, nato 2 dicembre 1934, era Segretario della Congregazione della Fede, il Prefetto era Ratzinger), da Caselle a Biella e poi a Romano, abbiamo parlato di tante cose. Anche di  matrimoni civili e di quelli misti (maschio religione A, femmina religione B): non sono un “sacramento”, ma sono importanti agli occhi di Dio…

Goditi il marito. Fai qualche giorno di vacanza? Se si, vai tranquilla: la vicenda AABB ce l'ho in pugno!! 

Tuo
kostik

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