Ciclo pellegrinaggio Torino-Milano-Caravaggio

Dell'intero tragitto unisco una Google map. Si veda qui.

Per grazia di Dio sono uomo e cristiano, per azioni grande peccatore, per vocazione pellegrino della specie piu' misera, errante di luogo in luogo. I miei beni terrestri sono una bisaccia sul dorso con un po' di pan secco e, nella tasca interna del camiciotto, la Sacra Bibbia. Null'altro. (Anonimo - Racconti di un pellegrino russo. Rusconi Editore Milano 1980, pagina 25)

Per pedalare ho bisogno di raggiungere un centro affettivo, allora vado a "farmi vedere" dalla Madonna. Cosi' ho iniziato a visitare i Santuari, prima quelli principali, poi, via, via, gli altri. Ho scoperto cose importanti, ho conosciuto meglio la millenaria storia cristiana della nostra tradizione. Ho esplorato il territorio delle mie parti: dalla Dora Riparia all'Adda e oltre. Pian piano ho incominciato a unire "spezzoni" di gita, sino a quando ho scoperto che poteva saltar fuori qualcosa di organico e utile anche ad altri. Il primo ciclo pellegrinaggio che oso presentare inizia da Torino: la Chiesa di Santa Zita dove sono custodite le spoglie del Beato Francesco Faa' di Bruno (matematico, soldato e grande santo sociale del XIX secolo)

Torino - Nostra Signora del Suffragio o Santa Zita

e termina al Santuario di Caravaggio (BG). Nel mezzo ci sono circa 250 km di strade poco frequentate, piste ciclabili, un guado sul Sesia, l'attraversamento di Torino, Vercelli, Novara e Milano. Luoghi pieni di fascino e storia, famosissimi o sconosciuti. Una campagna meravigliosa. Luoghi un po' fantastici come il "Bosco della Partecipanza" di Trino Vercellese o le ville del Naviglio Grande. Si visitano Santi, Santuari e "piole" (in piemontese, trattorie: bisogna pure che il corpo non soffra...) della nostra terra. Il tragitto vuole riecheggare (sommessamente) gli storici pellegrinaggi di San Carlo Borromeo da Milano a Torino per pregare sulla Sindone, che tanto stupore, nel sedicesimo secolo, destavano ai suoi contemporanei.

I

Si incomincia con il Santuario della Consolata in centro alla citta'. Poi il Duomo con la reliquia piu' importante al mondo: la Sindone che, da qualche tempo, e' esposta in continuo alla preghiera dei fedeli in un altare laterale. Ma in Duomo c'e' anche la tomba del mio piu' grande compaesano: il Beato Pier Giorgio Frassati, di famiglia pollonese (Pollone, provincia di Biella), morto nel 1925.

Bisogna arrivare al Po, sul ponte di Piazza Vittorio Veneto. Qui inizia, sul lato sinistro del fiume (spalle alla sorgente), la ciclabile per San Mauro. La via e' comoda, ben segnalata, ombrosa e vi risparmia il traffico cittadino. Arrivati a San Mauro si prende la SS 590 che tocca Gassino, San Raffaele Cimena e arriva a Chivasso.

II

Quando si va in bicicletta non si deve pensare da automobilisti. Citta' e paesi si attraversano sempre: ci sono cose da vedere, c'e' ombra e le auto non vanno veloci come sulle circonvallazioni, il tragitto e' piu' breve. Si puo' prendere un cappuccino nel migliore bar del posto. Quindi niente tangenziali, dritti in centro, cosi' anche per Chivasso che e' gia' una mezza metropoli. A questo punto non si puo' far altro che seguire la SS 11 sino a Verolengo, si entra in paese e, sulla via per uscirne, si trova il Santuario della Madonnina. L'icona che viene venerata raffigura la Madonna d'Oropa con a fianco san Carlo Borromeo e Sant'Antonio da Padova. Si riparte, si attraversa il ponte sulla Dora Baltea (adesso siamo in provincia di Vercelli), si lascia lo stradone a destra per Frazione Galli - molte meno auto e paesaggio piu' riposante - si arriva, alle porte di Crescentino, al Santuario del Palazzo.

III

In bicicletta vado (quasi) sempre da solo. Studio l'itinerario con la carta geografica (il foglio 15 dell'Atlante del Touring - che va da Pont Saint Martin ad Abbiategrasso - lo conosco a memoria, il foglio 22 anche). Ma, quando sono on the road, mi permetto anche vie non previste, anche di sbagliare strada, perche', come dice Montale, e' l'imprevisto la sola speranza. A noi compete lo spunto della liberta', l'accettazione del rischio: alzarsi la mattina, prendere l'auto, caricare la bici, portarsi dove si e' deciso di partire, poi e' la strada che "porta". E' un'esperienza che ho gia' fatto 100 volte. Uno pensa che l'itinerario scelto sia un po' fuori della portata (qualche volta e' davvero cosi') ma, quasi sempre, la strada porta dove si e' deciso di andare o in un altro posto, degno di essere visitato. La via e' "provvidenziale".

IV

Il Santuario della Madonna del Palazzo segna il punto dove il pellegrinaggio che sto descrivendo incontra un'altra via che mi e' cara (e che non ho percorso tutta): la Oropa (BI) - Fontanellato (PR) - Loreto (AN). Oltre a custodire una Madonna molto amata dalle genti della Bassa, ha una particolarita':  il trasferimento del campanile... La vicenda e' localmente ben nota. Nel 1776 la posizione del primitivo campanile era diventata ingombrante, avrebbe dovuto essere demolito, ma un muratore del luogo, Crescentino Serra (Scottone), dopo qualche mese di lavoro, trasferi', tutto intero, il campanile e, durante il tragitto, fece suonare le campane a festa! L'impresa e' ricordata ancora adesso e, del geniale muratore, c'e' un bassorilievo.

V

Il ciclo pellegrinaggio non presenta problemi ciclistici, chiunque puo' cimentarsi a patto che abbia una bicicletta funzionante (se non la usate da molto tempo, portatela al ciclista e fatela mettere in ordine), che sia in salute e che non si impegni in tappe troppo lunghe. Potete arrivare nel punto di partenza in auto o in treno. Trenitalia (anche Trenord) accetta bici su quasi tutte le tratte regionali e il biglietto - durata 24 ore per la sola bici - costa 3,50 €. Non e' importante il tipo del mezzo: citibike, mountain bike, cicloturismo, corsa, o quella della zia... tutte andranno benone. Se non avete allenamento non vi preoccupate lo farete un po' per volta: andate piano (15-18 km/h), posate i piedi ogni volta che potete per riposare il sedere, fermatevi all'ombra. Se e' estate portatevi da bere e, se e' caldo, anche 1-2 bustine di sali contro i crampi: si trovano in farmacia. Naturalmente vale, come in tutti i campi, la regola del vecchio Falck delle Acciaierie milanesi: laura' e tase'! che, nella fattispecie, coniugheremo con: pedalare tanto, parlare poco! Se stanchi morti stringete i denti,   una preghiera alla Madonna.

VI

Attraversate Crescentino, arrivate al Camposanto, tenete il suo lato sinistro e sarete in strada Rabeto, paralleli alla stretta, diritta, velocissima, e rilevata SP31. Pedalatina sino alla Frazione San Silvestro e ancora piu' avanti, breve, ma indispensabile, tratto su SP31. Arriverete a Fontanetto Po con la sua bellissima Pieve di San Sebastiano (vedere la foto). Per la verita' Fontanetto ha ben altri monumenti religiosi: la parrocchiale di San Martino del X secolo con il suo campanile romanico e' "monumento nazionale"! Pero' questa chiesa e' stretta tra le case e non l'ho mai trovata aperta. San Sebastiano ha davanti un giardinetto e una fontana! Cosa puo' chiedere di piu' il sudato, provato, demineralizzato ciclopellegrino?




Fontanetto Po (VC) - Chiesa di San Sebastiano IX secolo

Continuate per Palazzolo. All'uscita del paese prendete a sinistra per Strada Cerretta (non e' asfaltata ma scorrevole) e percorretela sino a Montarolo. Questo e' uno dei punti esteticamente piu' belli dell'intero tragitto, di qui, a destra della strada che porta a Vercelli, si stende il Bosco della Partecipanza di Trino, area protetta regionale. Un po' (penso io) per la sua morfologia "rilevata" rispetto alla pianura che la circonda, un po' per eventi storici molto antichi, un po' per la testa dura dei trinesi, si conserva un brano del bosco di pianura (planiziale) che, sino all'Alto Medioevo copriva l'intera Pianura Padana. L'entrata pricipale del Parco non e' su questo lato ma verso l'abitato di Trino (VC). Se avete tempo, andateci, il periodo migliore sono le mezze stagioni: d'estate e' pieno di zanzare e tafani!

VII

Mangiare e bere. In generale faccio cosi': colazione a casa con the e biscotti. Con il the fresco e zuccherato riempio la borraccia termica. In inverno mi basta per tutto il giorno. In estate prendo una seconda borraccia: ho 2 porta bottiglia sulla bici. Quando finisco i liquidi, siccome trovo carissimi i bar, alle fontanelle riempio una seconda, una terza volta... e vi sciolgo una bustina di sali. Non mangio barrette: e' una roba da ciclisti sportivi, non da pellegrini (piu' avanti parlo delle enormi differenze che esistono tra chi pedala). In inverno, a pranzo, mi fermo in qualche ristorante: anche per scaldarmi. Generalmente ordino un primo (pasta o riso), piu' un caffe'. I panini mi fanno venire acidita' di stomaco, acuito dal pedalare pomeridiano. Nella bella stagione e' quasi un rito fermarsi piu' volte per un gelato o uno yogurt. Tutto l'anno, la sera, a casa, mangio spaghetti aglio, olio e peperoncino: tutto a crudo. In estate una enorme macedonia e altri sali sciolti in acqua.

VII bis

Un mio amico mi spiegava come e' dimagrito di 11 kg in poco piu' di 2 mesi: da 106 a 95 graduando qualita' e quantita' di nutrienti. L'ho ascolato partecipe dei suoi successi e del fatto che vive e dorme meglio. Poi gli ho chiesto: ... e il moto? Lui dice: ecco la domanda che mi fanno tutti! E spiega: il mondo si divide in sportivi e tifosi, io, all'eta' i 52 anni, riconosco il fatto di non essere sportivo: mi accontento di 4.000 passi al giorno! In effetti ho sempre cercato di appassionarlo ai miei itinerari e non sono mai riuscito. Cio' significa che siamo diversi - molto diversi - gli uni dagli altri: e' la fantasia di Dio che trionfa. Pero', a pensarci bene, la sua teoria non mi basta. La vita e' un pellegrinaggio: si viene da Dio [prima non c'eravamo, adesso si: qualcuno ci ha fatti, quindi dipendiamo da un Altro], si cammina, un giorno o 100 anni in questa "valle di lacrime", e si torna al Padre. Dal paradiso la "comunione dei Santi" fa il tifo, ma in campo ci siamo noi e... dobbiamo pedalare. Siamo, nel profondo di noi stessi, homo viator ma la via e' Cristo (Io sono la via, la verita' e la vita) : tutto il resto e' abbaglio o subitanea noia.

VII tris

 Quindi il pellegrinaggio e' l'allenamento della vita: spirituale, materiale e fisico. Il corpo e' il tempio dello Spirito, bisogna tenerlo in forma ad maiorem Dei gloriam. Cosa piu' del movimento ci fa consumare glicemia, colesterolo, acidi urici? Cosa rinforza i muscoli, i legamenti, fa aumentare la capacita' polmonare e tutte quelle cose che non so, ma che fanno sicuramente bene: evitano la puzza delle ascelle e frenano la caduta dei capelli? Le macchine poi aiutano molto. Un altro mio amico, gran corridore montano (nel nostro paese, Pollone,  1 su 5 corre in montagna), nel parterre di una gara dove facevo il recupero pettorali (marci di pioggia e sudati da far schifo...), diceva: sai di cosa parlano tutti questi super uomini che corrono 40 o 50 km facendo 2/3.000 metri di dislivello? Parlano di ortopedici e di operazioni alle ginocchia! Poi dicono che lo sport fa bene! La bici e' una macchina meravigliosa: moltiplica la capacita' e demoltiplica gli sforzi, aumenta la velocita' dell'uomo a livelli inimmaginabili: pensate che il record dell'ora sfiora di un pelo i 50 km! I pazzi vanno a 90/100 km/h in discesa! Qualcuno e' capace di fare 400 km al giorno! Uno di Borgomanero: BOR-GO-MA-NE-RO, provincia di Novara, 50 km da casa mia... non negli iperurani,  ha impiegato 9 giorni e qualcosa per attraversare l'America (Race across America), 5.000 km. Non vi siete sbagliati, neppure ho citato male: 5.000 km in 9 giorni, dal Pacifico all'Atlantico! Va bene, sono risultati da atleti, da campioni, alcune performances sono fuori di testa, ma ci rendiamo conto di cosa abbiamo tra le mani anche se abbiamo speso 100 € in un supermercato?
   
VIII

Dopo Montarolo si scende (forse l'unica discesina dell'intero tragitto) alla Grangia di Lucedio. E' una antichissima Abbazia Benedettina, oggi di proprieta' privata, ma aperta la domenica mattina al pubblico. Da Lucedio sono passato tante volte ripromettendomi sempre di arrivare quando sono permesse le visite: non sono mai stato capace! Fatte poche centinaia di metri da Lucedio si arriva alla Cascina Darola. Resto sempre meravigliato di fronte a queste enormi costruzioni che erano - fino al secondo dopoguerra - veri e propri villaggi con la cappella, la scuola, probabilmente lo spaccio alimentare. Adesso paiono tutte abbandonate, non so se lo sono davvero. Comunque la Darola e' il "paradigma" delle antiche cascine (o grange) ed e' una delle piu' grandi. Chissa perche', nei paesi della bassa, oggi, si costruiscono quei villaggetti di case a schiera (un po' tristi) invece di recuperare, dal punto di vista abitativo, questi splendidi monumenti. Sicuramente ci saranno insormontabili problemi tecnico-burocratici ma, in questo modo, invece di conservare, ci ritroveremo montagne di macerie.


Trino Vercellese - L'abbazia di Lucedio

IX

A proposito di macerie, pedalando arriviamo al Santuario del Viri Veri a Ronsecco (VC), sono affezionato a questa piccola chiesa. E' dedicato all'Assunta, e' contornato da un nuovo parcheggio e da vecchie piante ombrose (per riprendere fiato). Il custode mi ha detto che hanno grandi problemi con la Soprintendenza del Piemonte per la manutenzione ordinaria: potrebbero farla in economia, con materiali non troppo costosi, ma, pare, sia molto difficile farsi dare l'autorizzazione: vale quanto detto appena sopra a proposito di macerie. Il Santuario del Viri Veri e' quasi sempre chiuso anche se, di tanto in tanto, dicono messa. C'e' un pulsante sulla finestra di destra che, premuto, accende per qualche minuto le lampade che illuminano l'immagine della Madonna. Non e' a pagamento, come alla chiesa romanica di Arnad (AO), ma potete lo stesso lasciare una moneta.

X

Il ciclista pellegrino non deve preoccuparsi di avere indumenti molto costosi. Certo le braghe con il fondello - se di qualita' - aiutano. Se di qualita' scadente non fanno altro che bruciarvi le chiappe. Quindi attenzione al pantalone. I pezzi sopra van bene tutti, basta che restiate freschi d'estate e caldi di inverno. D'estate uso una maglietta da running bianca senza maniche. Se sto fuori piu' giorni, la lavo appena arrivato, la stendo e la riuso il giorno dopo. D'inverno indosso una maglietta tecnica a maniche lunghe, sopra, una maglia di lana con la cerniera davanti e la giacca a vento (che tolgo nelle ore piu' calde). Quando fa caldo lego lo zainetto, con una corda elastica, al portapacchi, cosi' non suda la schiena. Nelle stagioni fredde  lo  porto indosso: non me ne accorgo neanche. Uso il cappellino bianco da baseball sotto il casco. Il mio compagno di uscite (quando la moglie lo lascia), professore di meccanica al Poli, dice che il casco non serve, che ha seguito i crash tests: se prendete una botta non sarete mai sicuri che non si sposti: speriamo di non prenderla mai "sta botta". Il casco non mi da' noia, mi pare isolante, quando lo tolgo mi sembra di essere nudo. Non siamo lontani dal guado sul Sesia, piu' avanti racconto come affrontarlo in scioltezza.

XI

Da Ronsecco a Vercelli la strada non e' molta, una quindicina di km. In mezzo c'e' Lignana. Se e' ora di pranzo fermatevi a mangiare la "paniscia al salto": riso, verza, pezzi di suino diversi, fagioli, il tutto cotto e saltato in una padella di ferro... una goduria! Sarete cosi' pronti per Vercelli e le sue meraviglie. In particolare Sant'Andrea e il Duomo.  Le due chiese sono vicine. La Basilica di Sant'Andrea e' un'antica abbazia benedettina di magnifica fattura, e' stata costruita attorno al 1220.  Il chiostro e' sempre aperto.


Il Duomo e' da poco stato riaperto dopo un lungo periodo di ristrutturazione. Si dice abbia la stessa pianta di San Pietro a Roma. Nel suo interno le spoglie di Sant Eusebio (vissuto nel IV° secolo). Primo vescovo di Piemonte e Sardegna, esiliato in Terra Santa per problemi con gli ariani. Ne torno', racconta la leggenda, con tre statue della Madonna: la prima la porto' ad Oropa (BI) che oggi e' il piu' importante santuario mariano a sud delle Alpi, la seconda a Crea (AL), la terza a Cagliari. Tutte e tre si sono conservate sino a oggi e hanno consolato centinaia di generazioni di fedeli. Nel Duomo si trova una statua importante: la Madonna dello schiaffo.  E' una scultura di marmo del XIII secolo. La Vergine presenta un vistoso segno scuro sulla guancia sinistra, che si spinge fin quasi al mento,  il Bambino ha un segno più piccolo sulla fronte. Una leggenda, descritta nei pressi della cappella, racconta che quei lividi furono lasciati da un popolano infuriato per aver perso al gioco, che diede un violento schiaffo alla statua nel corso del XVI secolo! La vicenda assomiglia molto alla Madonna del Sangue di Re (VB). Il Duomo e' quindi anche un santuario mariano.

XII

Per il prossimo tratto occorre: una bella giornata, o almeno non fredda,  il fiume Sesia non troppo grosso. Ci si bagnera' fin alle ginocchia, meglio portare un paio di scarpe da scoglio, eviteremo di farci male ai piedi o addirittura di tagliarci con qualcosa. Naturalmente c'e' l'alternativa al guado (la illustrero' piu' avanti), ma questa e' la via piu' spettacolare. Da Vercelli prendete la strada per Biella, fatti pochi km, a Quinto, svoltate per Gattinara, arriverete ad Albano. Piazza della Chiesa, a destra per l'argine del fiume e il Parco delle Lame del Sesia, seguite il sentiero del "percorso vita", proseguite e arrivate al fiume. Al guado ci sono stato diverse volte, il fiume non e' mai uguale a se stesso. Nell'estate 2010 c'era una specie di piscina lunga 60-70 m e alta (nel punto piu' profondo) 2,5 m: tanta gente faceva il bagno. Nell'estate 2011 la piscina non c'era piu'! Togliete le scarpe e le calze, indossate quelle da bagno, mettete la bicicletta al fianco destro, appoggiatevi alla bici in modo da tenerla con le ruote aderenti al fondo (la corrente tende ad alzarla), attraversate:  una frescura!  una bellezza! L'acqua e' limpida e profumata. Vi sembrera' di essere un esploratore dei secoli scorsi. Il guado puo' essere largo 25 m. Al centro del fiume c'e' un isolone, poi ancora uno stretto braccio d'acqua (4-5 m al normale). Arrivati nei pressi della sponda novarese (il Sesia marca il confine tra le province di Vercelli e Novara) scendete cauti nel senso della corrente, acuite la vista, dovete trovare, sul duro fondo di ciotoli, una marca di ruote di fuoristrada appena accennata. Seguitela, diventera' sempre piu' evidente. Nel pieno dell'estate sulla traccia di strada potrebbe crescere un cespuglio, non perdetevi d'animo, aggiratelo e seguite la strada fino all'argine novarese. Non toglietevi le scarpe troppo presto, c'e' ancora un ruscello che si allarga sulla strada da attraversare. Oltre l'argine siete a S. Nazzaro Sesia (NO), possiamo considerare di aver percorso meta' del nostro pellegrinaggio.

 Tra Albano (VC) e San Nazzaro (NO) - Il guado al parco delle Lame del Sesia

XIII

Quanti sono i tipi sociologici di pedalatori che si possono incontare sulle nostre strade? Vediamo i primi 2, piu' avanti gli altri.

Il "clan": bici da corsa, costo minimo 3.000 €; attrezzatura, minimo 200 € a stagione (estiva-invernale); foga e mentalita' "da gara". Vanno in gruppo anche di 20-25 persone. Parlano forte, spesso urlano (sono un po' inquietanti quando li incrociate), si prendono in giro, qualche volta si insultano, non usano mai auricolari mp3 (come farebbero a sentirsi e parlare?). Occupano tutta la strada disordinatamente e se ne fregano se gli automobilisti li odiano. Se siete in difficolta' non sperate, da questi, nessun aiuto: potrebbero diminuire la performance. Li troverete solo nelle strade asfaltate, hanno il terrore delle altre, anche se belle scorrevoli. Difficilmente corrono meno di 28 km/h. Giu' dalla sella sembrano handicappati per via delle placche sotto le scarpette. Il casco e' d'obbligo. Non portano zaini, ne' borse, ne' marsupi: dove mettano le cose e' mistero: forse portano tutto indosso. Salutano raramente e a fatica.

"Gli accoglienti": praticamente si trovano solo sulle ciclabili: papa', mamma, 2 pargoli  con bici autonoma e 1 su seggiolino col papa'. Nessun manubrio "da corsa" ma portapacchi, borse, caschi di diversi colori (anche il piccolo nel seggiolino, anzi questo in special modo), marsupi, cestini, borracce, thermos... insomma bagaglio a gogo. Niente gps, mp3, cardiofrequenzimetri: solo sorrisi, merendine e buoni scuola. Quando li incontro mi viene un tuffo al cuore. Insieme ai "tradizionalisti" (si veda piu' avanti) sono gli unici che, se siete in panne, vi aiuteranno.



XIII bis

Torniamo un momento al cibo e alla bevanda. Quando esco per una pedalata "breve", diciamo tra 30 e 50 km, in pianura, ho una disciplina: non mangio, non bevo, non mi fermo e non cambio. Mi e' capitato di raccontare cio' ad amici e tutti dicono: non mangi perche' saltare un pasto fa bene alla linea; non fermarsi, non cambiare e spingere un rapporto duro fa allenamento; ma non bere per 2/3 ore e' sbagliato... ci possono essere dei danni... anche gravi. A parte che non mi e' mai successo niente, faccio tutto per i motivi che loro hanno intuito, mentre non bere deriva dalla pratica caritatevole dei pastorelli di Fatima che (d'estate, in Portogallo, da bambini) non bevevano - pascolando il gregge - per un giorno intero (!)  per fare sacrificio a favore delle anime dei peccatori e del purgatorio: voglio, anche io, abituarmi a questa azione. 

XIV

Sull'argine, secondo il vostro estro, potete proseguire verso monte e arriverete al paese, verso valle e arriverete al Santuario della Madonna della Fontana. Ogni anno, nei primi giorni di settembre, le genti di Albano e dei paesi vicini fanno la Processione del Guado: popolo di Dio, pastori, autorita', croce, gonfalone, partono in corteo dalla Chiesa di Albano e, facendo la strada che ho indicato, tirandosi su le braghe per non bagnarsi, arrivano al Santuario: messa, pranzo, vespro e benedizione, poi tutti a casa. Non ho mai partecipato a questa "via fluida della fede": vedremo negli anni che verranno. San Nazzaro e' un paese del Parco delle Lame del Sesia. Il cuore del paese e' un'abbazia benedettina fortificata: San Nazario e Celso, uno dei complessi piu' importanti e meglio conservati dell'intero nord Italia. Sorto attorno all'anno 1000 nei pressi di un guado sul Sesia in uso da epoche antichissime. Questo nostro viaggio, pur nel concentrico limitato, e' dimostrazione di come i Benedettini, nei loro numerosi volti e carismi, ma nella sostanziale obbedienza alla Regola primitiva di san Benedetto, abbiano plasmato, a partire dal VI secolo, questa terra, cosi' come l'intera Europa. Non per niente Benedetto (rappresentante dell'occidente), con Cirillo e Metodio (per l'oriente), sono i piu' antichi Santi patroni d'Europa. Oggi l'Abbazia e' chiesa parrocchiale. E' aperta e visitabile ogni giorno senza problemi. Nel silenzioso e suggestivo chiostro, si possono vedere affreschi quattrocenteschi sulla vita di San Benedetto. Andateci, vale la pena.

XV

Oltre all'Abbazia, il paese di S. Nazzaro Sesia (posto fortunato) ha un piccolo Santuario con uno triplo viale di platani e tigli ideali per farci il pic nic: la Madonna della Fontana. Questo e', come si dice in russo, "maiò lubimaia miesta v acrughie", il posto che preferisco nei dintorni.  Il russo e' la seconda lingua della nostra famiglia che  e' composta da mamma Annamaria, figli (naturali) Valeria 23 anni (adesso sta ad Adelaide, South Australia), Matteo Giuseppe 19 anni, piu' Yulia Gaisenka 26 anni bielorussa di Rechitza, regione di Gomel.

Il Santuario, poco distante dall'abitato di San Nazzaro,  ha una storia singolare che comincia con un miracolo. La fontana, che sgorga sotto l'altare ed esce sul fianco della chiesa, esisteva gia' alla fine del 1500. Un giorno, un venditore di stampe, cantastorie e girovago (un po' come me, saro' suo erede?), arrivo' in quel luogo, si disseto' alla fontana e si addormento' sotto le piante. Quando si sveglio', ore piu' tardi, non trovo' piu' il quadro di terra cotta della Vergine con il Bambino che esponeva alla devozione di chi incontrava. La sacra raffigurazione era in cima a un'alta quercia. Il buon uomo si appresto' a scalare il rovere per recuperare il quadro, ma un Angelo glielo impedi' dicendo che la Vergine intendeva stabilirsi in quel luogo. Una bambina muta, che assistette alla scena, torno' a casa e, con voce chiarissima, racconto' l'accaduto alla famiglia. Al Vescovo di Vercelli (siamo in Provincia di Novara, ma Diocesi di Vercelli), tocco' riconoscere il miracolo, far recuperare l'immagine e ordinare la costruzione di una cappella: era il 14 maggio 1591. Il Santuario e' aperto la domenica pomeriggio per  Rosario, Vespri e S. Messa.

San Nazzaro Sesia (NO) - Santuario Madonna della Fontana

Il Santuario e' vicino al centro commerciale di Vicolungo. Mio consiglio: 1) bagno nel Sesia 2) pic-nic sotto le piante 3) per le signore, visita al centro commerciale; per gli uomini - almeno quelli che mi somigliano - non c'e' niente di interessante.

XVI

Possiamo ripartire. Dobbiamo dirigerci verso Recetto. Prima del centro paese si attraversa il Canale Cavour, prendiamo l'alzaia sul suo lato destro. Io preferisco il lato destro al sinistro dove la provincia di Novara ha fatto costruire una ciclabile. Il fondo di questa e' troppo "soffice", si fa meno fatica sull'altro. L'alzaia dei canali, come ho gia' avuto modo di dire, e’ la strada che, in generale, costeggia i canali e serve per molte cose, in particolare per andarci in bicicletta: lo sapevano tutti i piu’ grandi ingegneri idraulici, a cominciare da Leonardo da Vinci. Sono una manna per i ciclisti: nessun mezzo a motore, nè moto, nè auto, nè tantomeno camion. Solo biciclette. Occorre pero' far attenzione, non distrarsi troppo, non viaggiare sulla carreggiata verso l'acqua, potreste finirci dentro (non scherzo). La cosa e' preoccupante anche se siete nuotatori esperti. Per tutto il resto vanno benissimo e vi consentono di avvicinarvi alle citta' in sicurezza. Pedalate. Sono circa 15 km. Occorre arrivare a Novara, ma fate attenzione. Questo forse e' l'unico punto in cui serve non distrarsi per non mettersi male. Si arriva nei pressi di Novara dove il Canale Cavour sottopassa l'autostrada TO-MI e la ferrovia della TAV, mentre e' allo stesso livello della ferrovia Novara-Biella. Anzi l'alzaia muore davanti a questi binari. La Provincia di Novara che ha fatto costruire una buona ciclabile, vi abbandona al vostro destino. Potete contare solo su di me. Scendete dalla bici, fate attenzione che non arrivi il treno (non è una tratta molto frequentata comunque), attraversate il ponte della ferrovia in direzione della montagna, prendete, immediatamente dopo il ponte, a destra, c'e' un sentiero in mezzo a un prato, vi porta a una rotonda. Tenete la prima uscita a destra e tornerete, con un po' di fortuna - non perche' la cosa sia difficile, ma perche' non e' facile descrivere il nodo - sull'alzaia del Canale. 2-3 km ancora e arriverete in Corso Risorgimento: tenete la destra verso il centro.

XVII

Quanti sono i tipi sociologici di pedalatori che si possono incontare sulle nostre strade? Continua.

I "mountain bikers" solitari o in piccoli gruppi 2-3 persone. Anche questi hanno biciclette costose con freni a disco, ruote da 26 pollici e copertoni "grassi". Spesso hanno la schiena strisciata di fango. Adorano le strade non asfaltate e fangose, prima di tornare a casa lavano i mezzi con l'idropulitrice. Sovente montano gli auricolari, cosa ascoltino non so. In genere non sono molto veloci su strada, comunque mi superano, quindi 25 km/h. Parlano poco e non li ho mai sentiti urlare, penso siano ecologisti e animalisti. Mettono il casco e usano zaini piccoli e aderenti da runner, qualche volta con sacca idrica e cannula. Non montano mai il portapacchi. Anche questi salutano poco e con una certa superiorita'. A volte hanno il GPS, anche se, oggi, con gli smartphone, la cosa non e' piu' cosi' esclusiva.

I "tradizionalisti" - anche se questa e' una non vera categoria sociologica -. Madame (o sciure, se siete in Lombardia) con bici da passeggio, cestino e portapacchi. Senza cambio. Fuori dal paese non le troverete. Usano la bici perche' abitano in pianura e devono andare dalla parrucchiera, a fare la spesa o trovare le amiche. Io le trovo simpatiche. Non salutano mai per prime, ma, se lo fate voi, - generalmente - rispondono allegramente. Agricoltori con bici senza cambio, un po' arrugginite. Spingono i pedali con il tallone e, visti da dietro, non sono molto eleganti. Entrambi i soggetti vanno piano, diciamo, 15-16 km/h: li supero sempre con grande scioltezza.

"Lone wolf":  sempre bici con manubrio "piega da corsa",  molto concentrati, testa bassa, casco (magari no), testa rapata a zero piu' occhiali, qualche volta bandana e cardiofrequenzimetro. Veloci, silenziosi, performanti. Non solo non salutano ma "non vi vedono": hanno gli occhi fissi sul conta km. Probabilmente tornano a casa tristi se - per 60 secondi - sono scesi sotto i 30 all'ora. Qualche volta si portano il figlio che, sperano, possa diventare il recordman dell'ora.

XVIII


Perchè ho ideato un ciclo pellegrinaggio e non solo un tragitto ciclistico? Penso di aver trovato chi sa spiegarlo meglio di me. Premetto. All'inizio di novembre 2011 muore, in un incidente stradale, uno studente di fisica dell'Università di Milano: Giovanni Bizzozero, detto Bizzo. I suoi amici, desiderosi di giudicare l'accaduto e le sue conseguenze, indicono un'assemblea e invitano a guidarla Don Carròn, prete responsabile internazionale di Comunione e Liberazione (il movimento ecclesiale nato dalla personalita' di Don Luigi Giussani). Marta, una studentessa amica di Bizzo, interviene così (Tracce - Litterae Communionis, dicembre 2011, inserto pag. IV) : 

Riccardo mi ha detto "questa notte è morto Bizzo". Di schianto mi sono resa conto che la vita, l'esistenza tutta, è potentemente altro rispetto alle mie capacità. Veramente cioè, la mia vita non dipende da me. L'esserci mio, di Bizzo, o di quelli che ho più cari, per quanto io sia grata della loro presenza, non dipende da me. Neanche il mio desiderio, cosi' grande, che ci siano me li tiene accanto. Mi sono resa conto profondamente che io sono una creatura, siamo creati. Sono stata persino una sorpresa per i miei genitori. Mi sono accorta che tutti i miei tratti, il mio carattere e la mia indole sono giunti a loro imprevisti. Il mio esserci è una sorpresa anche per me, allora è esplosa la domanda: ma chi mi ha fatto? Chi mi ha pensato? Mi sono scontrata col fatto che Uno, prima di chiunque altro, ha desiderato Bizzo, e non per modo di dire, ma al punto di farlo, di tirarlo fuori dal nulla, di farlo essere, di dare la vita alle fibre del suo corpo, di pensare per lui un volto unico. Continuamente mi vien da pensare che potevamo non esserci, invece ci siamo. E mi son resa conto che il mio esserci, l'esserci di Bizzo, è il gesto di Uno, l'atto continuo di un Altro. Di fronte a questo, come pensare che Chi più di chiunque altro ha desiderato Bizzo, a un certo punto, si sia dimenticato di lui, non si sia più preso cura di lui? Così, di fronte a chi sentivo dire "non ha senso quello che è successo", mi usciva una ribellione incredibile. Mi veniva da dire: come può essere che Colui che è stato fedele a Bizzo più di tutti noi, più di tutti i suoi amici, facendolo essere istante dopo istante, si sia dimenticato di lui? Di fronte al corpo all'obitorio mi chiedevo: dov'è veramente Bizzo ora? Per l'imponenza del rendermi conto che siamo creature, non potevo non rispondere: è tornato al Padre, tra le braccia di suo Padre... Mi sono riscoperta figlia di Dio, un puntino nella realtà toccato e voluto dal Mistero. E mi chiedo: perchè a me è dato vivere? Qual'è il mio compito? Ed è uscito tutto il desiderio vertiginoso di vivere obbedendo al Padre.

Scusate la presunzione, ma: si può vivere con meno coscienza di così? Si può perchè molti lo fanno, io però - tipo pensoso sin da piccolo - ho trovato una compagnia che mi educa, giorno dopo giorno, a questo livello "vertiginoso di vivere obbedendo al Padre" anche, e soprattutto, nel tempo libero, il tempo durante il quale posso scegliere cosa fare. 


IXX

Novara. Sono particolarmente attaccato al Duomo che conserva le spoglie di San Bernardo di Menton, di Aosta... o, meglio, "delle Alpi", patrono dei montanari e degli alpinisti, cosi', si deve ritenere, dei dipendenti delle Comunita' montane, come sono io. In questi tempi difficili, per la quarantennale esperienza di questi enti in Piemonte, non sempre eroici certamente, ma benemeriti, mi affido al buon vecchio montanaro che, attorno al 1150, ha fondato il monastero-rifugio al Colle del Gran San Bernardo (allora Mons Jovis = Giove), lungo la via Francigena (Canterbury-Roma). Che umilmente possiamo continuare, con il suo aiuto e sostegno, a lavorare per rendere un centesimo meno dura la vita delle popolazioni di montagna. L'altare con le reliquie del Santo e' nella navata di sinistra, al centro.

 Novara - Il colonnato del Duomo

XX

Se il Sesia e' pieno d'acqua o la stagione non e' favorevole, l'alternativa al guado e' questa. Si esce da Vercelli, direzione Novara-Pavia, si attraversa il ponte sul Sesia.  Sull'argine che costeggia il fiume, all'altezza dell'accampamento degli zingari, si prenda a sinistra - direzione montagne - . Il fondo non e' asfaltato e un po' duro, fatti pochi km una strada ben asfaltata si affianca all'argine: scendete e seguitela. Dentro un paesaggio molto bello, con un grande orizzonte e con traffico quasi uguale a zero, vi portera', di cascina in cascina, sino a Villata (altro capitale di "paniscia"). Da questo paese, fatta poca strada, si arriva di nuovo al Santuario Madonna della Fontana e a San Nazzaro.

XXI

Stiamo per lasciare il Piemonte e inoltrarci in Lombardia. Fate attenzione di non finire, con la bicicletta, sulla tangenziale est di Novara. Dal Duomo andate alla Stazione, di qui in corso Trieste, percorretelo sino in fondo, arriverete a Pernate, di qui a Galliate. Attraversate il centro in direzione Ticino-Turbigo, arriverete alla splendida piazza del castello. Fermatevi al bar per ammirare il monumento e ripartite (prendiamola comoda... ma non troppo). Vi aspetta il ponte di ferro sul Ticino. Non so perche' ma tutti i ponti sul Ticino sono di ferro: Somma Lombardo, Tornavento, Turbigo. Misteri del... genio civile! Una volta passati dall'altra siete in Lombardia: c'e' anche il cartello! Proseguite in leggerissima salita sino a Turbigo, andate verso il centro, incontrerete il mito dei miti (per un ciclista padano), il Naviglio Grande di Milano e la sua (la nostra) ciclabile. Ho detto in altre occasioni che il Naviglio sta al ciclismo come la Vasaloppet allo sci da fondo. Se potessi ci andrei tutte le settimane, ci sono posti belli che non si puo' dire, tutto e' perfetto: non un auto, nemmeno un motorino, da qui (anzi da molto piu' su, diciamo da Sesto Calende) sino al cuore del cuore di Milano, la leggendaria Porta Ticinese, la sua Darsena e San Eustorgio. Naturalmente, per arrivare a Milano, bisogna pedalare e, per fortuna, nessuno puo' farlo all'infuori di noi. Pero' rilassiamoci, non facciamoci ricattare dalla performance. Guardiamo cosa e' riuscito a fare il genio e le braccia umane, anche in questo caso nella seconda meta' del 1100. Sono cosi' tanti anni che e' stato costruito che si ha l'impressione di essere su un fiume naturale, dalle sponde ombrose e dalle curve sinuose, un canale che attraversa deliziosi paesi che, nel tempo, hanno abbellito il suo corso con case e ville, con arredi urbani come selciati, panche, illuminazione...

Nel libro della Genesi  si dice  [27]«Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. [28] Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente,  che striscia sulla terra». Il Naviglio e' un'opera idraulica che sta a testimoniare che gli uomini sanno fare "meglio" di  Dio: non e' una bestemmia, e' l'esecuzione del suo primitivo "ordine". Un fiume bello, ricco di acque, di storia, utile sia al trasporto delle merci che per l'irrigazione. Un fiume che non ha mai... piene! A me sembra il paradigma di come dovrebbe essere fatto tutto: anche una centrale nucleare. 

XXII

Allora dicevamo, Turbigo, Castelletto di Cuggiono: sino a pochi mesi fa, vicino al ponte del Naviglio, c'era un bar-ristorante, era una specie di posto tappa. Adesso e' chiuso: speriamo riapra presto. Bernate, Boffalora: scusate l'elenco, ma ognuno di questi posti merita una citazione. Bernate e' un paese delizioso c'e' l'attracco di legno della navigazione dei Navigli, io lo uso per farci il pic-nic o, quando decidiamo con amici di scendere il Naviglio in canoa, come... attracco. Discendere in canoa e' un altro modo di "onorare" il Ticinello (come lo chiamavano nel medioevo), naturalmente l'hanno fatto tante generazioni di appassionati. In questo tratto ci sono le sedi di almeno 2 canoa club. Sono piu' un ciclista che un canoista, quindi lascio ad altri l'onere di descrivere la versione nautica del tratto. Piu' a valle di Boffalora si trova il "Naviglio Nobile", il tratto Robecco-Cassinetta di Lugagnano con le ville delle famiglie nobili milanesi va percorso e ripercorso per riempirsi gli occhi di cose belle. Non che le ville manchino in altri tratti, ma qui sono, da centinaia di anni, la caratteristica fondamentale del paesaggio, la sua "natura". E sono tutte residenze ancora, perfettamente conservate, qualcuna di queste, credo, abbia oggi il suo massimo splendore. Niente ruderi!

XXIII

Amici, parla e pedala siamo arrivati, nientepopodimeno che ad Abbiategrasso! La capitale dei Navigli e del Gorgonzola. Capitale dei Navigli, perche' qui il Grande piega a 90° e punta Milano, mentre il Naviglio Bereguardo si stacca e va per la sua strada, in mezzo a una bellissima campagna. Capitale del Gorgonzola, e' un mio ricordo di qualche anno fa, quando, parcheggiato nella cittadina in attesa di non so piu' cosa, ho visto scaricare forme e forme di questo Re dei formaggi: potete pensare a niente di meglio che "polenta e gorgonzola"? Io si! Polenta e uova fritte come le faceva il mio amico Baiet all'Alpe Stvei sulle pendici del Mombarone di Graglia (BI).

XXIV

Sponda destra del Canale sino a Gaggiano (magnifico paese), qui si attraversa il ponte e si passa in lato sinistro sin dentro a Milano e quando dico "dentro" intendo a 10 minuti - in bicicletta - dal Duomo: Porta Ticinese. Vicino a questa c'e' S. Eustorgio. Adesso devo raccontare una storia. Devo perche' l'ho promesso a un amico e perche' tanti milanesi non la conoscono. Sant'Eustorgio fu uno dei primi vescovi della citta', eletto nel 343. Questa e' la chiesa dei Re magi. La tradizione vuole (facciamo attenzione che quanto tramandato, man mano che le scienze si approfondiscono, viene puntualmente confermato), che i Magi siano morti martiri a Gerusalemme dove erano tornati dopo la crocefissione di Gesu'. L'archeologa piu' famosa del tempo, Santa Elena, madre dell'imperatore Costantino, ritrovo' le loro spoglie e le dono' alla citta' di Milano, dentro il pesantissimo sarcofago di marmo, con la copertura  a 2 falde, che si puo' ancora oggi vedere all'interno della Chiesa. Il viaggio da Gerusalemme avvenne per mare sino alla Dalmazia, di qui su un carro trainato da buoi. Il carro entro' a Milano proprio da Porta Ticinese e, dopo poche decine di metri, sprofondo' nel fango. Sant'Eustorgio ritenne la cosa volonta' di Dio e decise di costruire in quel luogo la basilica. Per sette secoli e mezzo le ossa dei Magi accompagnarono nel loro faticoso cammino i milanesi. Nel 1164 Federico I Barbarossa pose l'assedio a Milano. Il suo consigliere piu' fidato durante la battaglia fu l'arcivescovo di Colonia: Reinald von Dassel. Per sdebitarsi dei suoi servigi, dopo la presa della citta', l'imperatore consegno' le spoglie dei Magi al Duomo di Colonia. Fortunatamente i tempi cambiano, cosi', nel 1906, l'allora Cardinale Arcivescovo di Milano Ferrari riusci' a far restituire parzialmente le reliquie che riposano di nuovo in Sant'Eustorgio. A volte la storia della Chiesa e' piu' convincente dei Vangeli. Pensare che questi Re-astronomi del loro tempo non siano scomparsi nel nulla, ma siano stati con noi per secoli e secoli non puo' non commuovere.  Gli Arcivescovi di Milano ancora oggi, prima della loro entrata solenne in Duomo, visitano Sant'Eustorgio: cosi' e' capitato, nel settembre 2011, con il Cardinale Angelo Scola.

Milano - Sant'Eustorgio nei pressi di Porta Ticinese

XXV

Si era detto all'inizio che, questo ciclo pellegrinaggio voleva sommessamente ricordare i famosi pellegrinaggi di San Carlo a Torino per adorare la Sindone. Noi abbiamo descritto il tragitto da ovest a est, e' ovvio che lo si possa fare al contrario, pero' non possiamo non visitare il nostro ispiratore nel luogo dove riposa da tanti anni: la cripta del Duomo. Le strade sono diverse. La piu' diretta passa dal Corso di Porta Ticinese: lo si percorre e si arriva (lo dico per i non milanesi...) alla famose Colonne di San Lorenzo. Anche qui ci sarebbe una storia. Le due basiliche sono vicinissime ma, nel IV° secolo, lontanissime teologicamente. Sant'Eustorgio era degli "ortodossi", San Lorenzo degli "ariani". All'eresia ariana manco' un pelo per diventare dominante. Il primo Concilio della storia (Nicea, 325 dC) venne indetto per fermare questa falsa teologia. Molti dei Santi di quell'epoca: Martino, Eusebio, Gaudenzio, risultano fieri combattenti dell'eresia Ariana. Le Colonne, comunque, sono uno spettacolo tra i piu' belli della citta'. Via Torino, shopping a go go e, finalmente, 'l Dom. Sara' perche' la Chiesa di Milano e' - per certi versi - la Chiesa madre dell'intera Padania, sara' perche' il carisma di Don Giussani (prete ambrosiano) e' quello che piu' mi ha commosso e mi ha fatto amare il Cristianesimo, sara' perche' quando ero piccolo, mio nonno e mia nonna mi portavano a vedere questa meraviglia secolare, ma per me - e per moltissimi - e' la Chiesa per antonomasia. Quante volte sono arrivato sin qui in bicicletta? Da Biella, da Novara, da Magenta a seconda del tempo a disposizione o della stagione: in estate da lontano, in inverno da vicino...?

XXVI

Le spoglie di S. Carlo, il Santo piu' famoso di tutto il Nord-Ovest (in quale citta' o villaggio non c'e' una chiesa, un oratorio, un pilone, un affresco a Lui dedicato?), riposano nella Cripta e si possono vedere gratis (il Tesoro del Duomo, invece, a pagamento). Ma il ciclista pellegrino non ha mai molto tempo per fermarsi... Una invocazione e si ciappa la bici, che nel frattempo abbiamo legato da qualche parte - non senza qualche preoccupazione (a me non e' mai stata rubata nè vampirizzata) - e si riparte... a piedi. La Galleria non credo si possa fare in sella... magari di notte. Bisogna arrivare dove Via Gioia diventa Via De Marchi. Di fronte c'e' una Chiesa di foggia moderna (S. Maria Goretti?) e, alla nostra destra, il Naviglio della Martesana si inabissa (chissa dove finisce?) in modo abbastanza inconsueto e fragoroso. Cosi', dopo pochi km da Porta Ticinese, da dove siamo entrati, indisturbati, in centro, torniamo ad essere padroni della Via. Milano sara' anche quello che dicono tutti, ma per il pedalatore "l'e' semper un gran Milan".

XXVII

C'e' pero' una roba: visto che adesso siamo  in una delle zone piu' caratteristiche di Milano, uno, l'uomo qualunque, pensa che la tratta si possa vedere in Street View, dentro Google Maps: vi sbagliate. Visto che "siamo in una delle zone piu' caratteristiche di Milano", Street View vi lascia a bocca asciutta, come se fossimo su un qualunque canale nel bel mezzo della pianura riarsa dal sole: risaie a destra e sinistra, qualche uccello d'acqua e un trattore all'orizzonte. Cosi' va il mondo, non so perche', ma di qui all'incrocio con Via Padova, la strada - non e' certo la cosa peggiore del mondo - ve la dovete andare a vedere... di persona.


Peregrinus, termine di età classica affermatosi a partire dall’alto medioevo, deriva dalla locuzione per agros e indica gli individui che percorrono il territorio esterno alla città. Il peregrinus, in quanto non appartenente alla comunità con cui viene in contatto, è straniero, sconosciuto e anche strano. È dunque un diverso, viene da lontano e va altrove. Da straniero non conosce i luoghi e gli itinerari e perciò deve trovare il suo cammino attraverso piste non sempre giuste. Il peregrinus è soggetto a smarrirsi e deve chiedere la giusta direzione alla gente del luogo. Ha bisogno di protezione giuridica, di trovare ospitalità e di ricevere cibo per sostentarsi. Fin dall’alto medioevo è compreso fra le categorie sociali deboli, fra i pauperes, gli infermi, tutti gli impotentes bisognosi di tutela e di provvidenze.

Continuera'... a Dio piacendo

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